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Maggio 2024

Asset logistici, i canoni alti rilanciano l’acquisto. 

La logistica italiana torna a scommettere sull’acquisto piuttosto che sull’affitto. Almeno, cresce la tendenza. I canoni di affitto di capannoni, impianti e stabilimenti industriali e logistici continueranno a crescere. Perchè la domanda di strutture nuove o ristrutturate – coi pannelli solari, efficienti sotto il profilo energetico e digitalizzati – è altissima e l’offerta, il prodotto sul mercato, strutturalmente carente. Quindi, gli affitti continueranno a crescere. Ecco perché, molti clienti, che avevano optato per l’affitto, stanno tornando ad acquistare terreni e a costruirsi gli stabilimenti.

Come illustra l’ultimo “Rapporto 2024 sul mercato immobiliare della logistica”, presentato ieri a Milano da Scenari Immobiliari, in collaborazione con Sfre, nel 2023 in Italia il comparto immobiliare è stato quello su cui si sono concentrati i maggiori investimenti del real estate, con oltre 1,7 miliardi di euro, pari al 26% del totale. Un calo del 41% – in linea con l’Europa in flessione del 43% – a causa del rialzo dei tassi e dell’incertezza geopolitica che ha frenato gli investimenti l’anno scorso. Eppure, già questo primo trimestre 2024 si mostra incoraggiante, +16% gli investimenti rispetto allo stesso periodo 2023, nell’attesa che la Bce tagli i tassi e renda di nuovo la “leva” finanziaria accessibile.

Torneranno a crescere i volumi nel 2024 ma se fino all’anno scorso l’interesse era per transazioni di immobili nuovi, i cosiddetti Grado A, già in linea coi criteri Esg, oggi vediamo un rinnovato interesse per transazioni di minor valore e meno mq, immobili vecchi da riconvertire e rilanciare.

La domanda logistica europea è strutturale. La vacancy di immobili nuovi, soprattutto in Italia, Germania, Olanda e Repubblica Ceca è sotto il 2 per cento. Appena il costo del denaro si abbasserà, tutti quei fenomeni quali l’accorciamento delle filiere, la regionalizzazione delle supply chain (cioè una catena di approvvigionamento che comprende tutto: dalla consegna dei materiali di base dal fornitore al produttore fino alla consegna all'utente finale) e dei magazzini, il reshoring, cioè il rientro a casa delle diverse fasi della produzione, produrranno una richiesta di spazi che non ci sarà perchè, nel frattempo, il costo reshoring del denaro ha frenato i nuovi sviluppi.

Del resto se canoni tra 55 e 60 euro al mq e rendimenti del 6% portano a ricavi attorno ai 900 euro al mq, tra elevati valori di capex, costi accessori e terreno, anche i costi raggiungono i 900 euro al mq. Questo annulla il margine di profitto di un investitore “Core” e lascia spazio solo a quelli più opportunistici e aggressivi. Si attende, dunque, il taglio dei tassi da parte della Bce e una stabilizzazione del quadro geopolitico internazionale che in Medio Oriente significa anche stabilizzazione delle rotte delle merci.

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Quando spetta il diritto di prelazione

in caso di locazione commerciale? 

Ipotizziamo il caso di un soggetto che abbia preso in affitto un magazzino o un altro locale adibito a uso commerciale (ad esempio un ufficio, la sede amministrativa di una azienda, un negozio e così via). Dinanzi all’intenzione del relativo proprietario di vendere l’immobile, potrebbe egli esercitare il diritto di prelazione? La risposta dipende dall’uso che sia stato fatto del locale. Vediamo allora di scoprire quando spetta il diritto di prelazione in una locazione commerciale.

Cos’è il diritto di prelazione

Come noto la prelazione consiste nel diritto ad essere preferito, in caso di vendita, a eventuali terzi offerenti, ma solo a parità di condizioni contrattuali. Basterebbe quindi una minima riduzione del prezzo o variazione delle condizioni di pagamento del prezzo offerte dall’inquilino per escludere la prelazione. Il diritto di prelazione è dunque un diritto che consente a un soggetto di acquistare un bene prima di altri, in caso di vendita da parte del proprietario. Il diritto di prelazione può essere previsto per legge o può essere inserito in un contratto. Il diritto di prelazione può essere esercitato solo se il proprietario ha deciso di vendere l’immobile e solo se il soggetto titolare del diritto di prelazione lo esercita entro il termine stabilito dalla legge, scaduto il quale il titolare del bene può cederlo a chi vuole. 

Esistono diverse tipologie di diritto di prelazione, alcuni esempi sono:

il diritto di prelazione agraria, che consente ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli di acquistare i terreni agricoli prima di qualsiasi altro acquirente, in caso di vendita da parte del proprietario;
il diritto di prelazione urbanistica, che consente ai comuni di acquistare gli immobili prima di qualsiasi altro acquirente, in caso di vendita da parte del proprietario, per la realizzazione di opere pubbliche o per l’espansione urbanistica;
il diritto di prelazione dell’inquilino, che consente all’inquilino di acquistare l’immobile in affitto prima di qualsiasi altro acquirente, in caso di vendita da parte del proprietario, ma solo a determinate condizioni che vedremo qui di seguito. 
Il diritto di prelazione può essere esercitato solo entro un termine stabilito dalla legge o dal contratto e, una volta esercitato, il proprietario deve vendere l’immobile al soggetto titolare del diritto di prelazione.

Prelazione dell’inquilino in affitto

Se il proprietario di un immobile concesso in affitto intende venderlo, non sempre l’inquilino che vi vive all’interno o vi esercita la propria attività commerciale ha il cosiddetto “diritto di prelazione” ossia il diritto ad essere preferito, a parità di condizioni contrattuali, a eventuali terzi offerenti. Ampia è comunque l’ipotesi di prelazione in caso di locazione a uso commerciale.

Quando spetta il diritto di prelazione nell’affitto a uso commerciale?

Il diritto di prelazione in caso di locazione a uso commerciale spetta solo se nell’immobile siano esercitate attività a contatto diretto con il pubblico. In questo caso, a fronte della volontà del proprietario di vendere l’immobile, la legge garantisce al conduttore il diritto di prelazione. Il proprietario dell’immobile, pertanto, dovrà preferire il conduttore rispetto ai terzi nella conclusione del contratto di compravendita, a parità di condizioni. In particolare, il locatore avrà l’onere di comunicare le sue intenzioni al conduttore, indicando il prezzo di vendita e le altre condizioni alle quali la compravendita dovrebbe essere conclusa con l’invito ad esercitare o meno il diritto di prelazione. Il conduttore (ossia l’inquilino) potrà avvalersi del diritto di prelazione ma dovrà comunicarlo al venditore entro 60 giorni dal ricevimento dell’offerta da parte di quest’ultimo. Successivamente il conduttore dovrà versare il prezzo di acquisto, con contestuale stipulazione del contratto di compravendita o del contratto preliminare. 

Qualora, invece, il proprietario ometta di adempiere a tali oneri, l’inquino con il diritto di prelazione potrà riscattare l’immobile dall’acquirente e da ogni altro successivo avente causa. È il cosiddetto diritto di riscatto. In pratica, se il locatore non rispetta il diritto di prelazione concesso dalla legge a favore dell’inquilino, ad esempio vendendo l’immobile locato senza avvisare il conduttore, questi potrà rivolgersi nei all’acquirente dell’immobile e/o dei successivi acquirenti, entro sei mesi dalla trascrizione del contratto, e chiedere la restituzione del bene. Se invece nel locale a uso commerciale non vengono svolte attività che implicano rapporti diretti con la clientela non è ammesso il diritto di prelazione. Di conseguenza, il proprietario dell’immobile non sarà tenuto a privilegiare il conduttore nella conclusione della compravendita, ma potrà scegliere liberamente la propria controparte contrattuale.

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Qui il link dell'articolo completo sul sito di laleggepertutti.it