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Febbraio 2023

Superbonus, cosa succede adesso dopo lo stop del governo?

Superbonus, si chiude l’epoca dello sconto in fattura e della cessione del credito. Resta solo la possibilità di eseguire i lavori a proprie spese e provvedere in un secondo momento alla detrazione fiscale. La svolta è epocale anche per un istituto, cioè uno «sgravio fiscale», così giovane ma enormemente fortunato.
Il sunto della questione è questo: per i bonus che matureranno da ora in poi non ci sarà più la possibilità di ottenere lo sconto in fattura né di cedere i crediti. Resta solo la detrazione nella dichiarazione dei redditi. Questi i contenuti del decreto legge approvato giovedì 16 dal Consiglio dei ministri. Un provvedimento inserito all’ultimo momento per fermare una situazione, secondo il governo, «quasi fuori controllo», con gravi conseguenze sul debito. Rispondiamo a 5 domande.

A che cosa porterebbe un blocco delle cessioni del credito? Il decreto è in vigore da venerdì 17 febbraio. Per limitarci al Superbonus bisogna distinguere tre diverse situazioni. La prima è di chi ha già avviato i lavori e, soprattutto se ha eseguito almeno una cessione a Sal («Stato avanzamento lavori»), possibile quando si siano effettuate almeno il 30% delle opere: non ci dovrebbero essere problemi a ultimare il cantiere.
La seconda è di chi ha depositato la Cilas (la Comunicazione di inizio lavori) ma non ha ancora anche avviato le opere. Anche in questo caso si potrà ancora cedere il credito, ma il rischio è di incontrare una controparte bancaria non troppo disponibile.
La terza situazione invece appare chiara: per chi non ha ancora presentato la Cilas non ci sarà la possibilità di cedere il credito.

Il Superbonus però non viene eliminato? Senza cessione del credito è un bonus per pochi (e anche molto ricchi), perché per evitare l’incapienza fiscale servono redditi imponibili molto alti. E questo per i condomini. Per le villette si ricorre al quoziente familiare con valori piuttosto bassi, incompatibili con l’importo delle detrazioni di cui eventualmente godere. Un blocco avrebbe effetti pesantissimi sulle famiglie, sulle imprese e su tutta la filiera delle costruzioni.

Perché il meccanismo delle cessioni si è arenato? Le banche, dopo aver fatto il pieno di crediti, sono arrivate al limite della capienza fiscale; inoltre, diversi provvedimenti normativi e le interpretazioni talora date dalle Entrate consigliavano agli istituti di muoversi con molta prudenza per evitare il rischio, qualora finanziassero operazioni non regolari, di vedersi sequestrare il credito. Questo secondo aspetto è stato però superato dalla circolare del 6 ottobre 2022 delle Entrate, con cui si afferma che qualora la banca avesse effettuato adeguati controlli non poteva essere considerata responsabile in solido con il cedente. Questo principio viene recepito anche dal decreto.

Quali contromisure sono state prese per favorire la circolazione dei crediti? Dopo una prima cessione, fatta dal contribuente o all’impresa o a un qualsiasi soggetto, la seconda e la terza cessione devono avvenire obbligatoriamente a un soggetto vigilato (banca, finanziaria, assicurazione). Le banche possono ricevere anche una quarta cessione e a loro volta cedere alla clientela professionale. Finora è servito a poco.

È cambiato anche il quadro economico? Le cessioni, quando praticate, oggi sono prezzate tra 92 e 94 euro ogni 110 di credito, all’inizio venivano remunerate tra 100 e 104 euro. Significa che il Superbonus è comunque oneroso per il contribuente. Il blocco riguarda tutte le agevolazioni ma il peso dello stop è minore, perché le somme in gioco sono più basse, il rischio di incapienza è minore e la remunerazione è poco appetibile: per i bonus spalmati su dieci anni si ottiene, a fatica, il 70% del credito.

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Torre Faro, la nuova sede di A2A a Milano

Milano è ormai la città che sale dove ogni edificio nuovo che viene progettato si sviluppa verso l’alto. Tra i progetti in corso c’è anche quello della Torre Faro, la futura sede milanese della società A2A, progettata dallo studio internazionale di architettura e interior design Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV). La Torre Faro sorgerà nella zona di Milano Sud, dove un tempo c’era l’ex scalo FS di Porta Romana. Nel 2020 fu indetta una gara per lo sviluppo dell’area di 187mila metri quadrati dell’ex scalo di Porta Romana che ospiterà anche il villaggio olimpico di Milano-Cortina 2026. Un nome che rispecchia l’altezza del nuovo edificio: la Torre Faro di A2A, infatti, raggiungerà fino a 144 metri di altezza. Lo studio della nuova sede si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione dell’area Sud di Milano che prevede anche il ridisegno dell’asse che da Via Crema arriva a Piazza Trento fino al business district di Symbiosis – a firma sempre di ACPV –, in un lungo percorso con 6.320 metri quadri di verde e spazi pubblici in più. La Torre Faro potrà accogliere fino a 1.500 persone diventando così un vero e proprio villaggio verticale con spazi flessibili e aperti. L’edificio sarà caratterizzato da due serie di uffici incorniciati dalla spaziosa hall d’ingresso al piano terra, dallo Sky Garden al centro e dal Belvedere in cima. L’ingresso e il mezzanino sospeso offriranno così spazi generosi e accoglienti mentre, ai piani superiori, vi saranno uffici multifunzionali. Non mancheranno anche due aree verdi, dallo Sky Garden a 61 metri di altezza e al Belvedere che regalerà una vista sulla città da 125 metri di altezza. Inoltre, il cortile verde collegherà l’edificio al vicino Museo dell’Energia. L’attacco al suolo della torre è ridotto al minimo per aprire il sito all’uso pubblico e riattivare il quartiere con nuove aree pedonali, a favore anche dei negozi di vicinato. L’apertura della Torre Faro è prevista per il 2024.

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Qui il link dell'articolo completo sul sito di niiprogetti.it